
Come scrivo, come dipingo, come vivo e perché
Graffiti, arte urbana o che. Rapida riflessione di cosa, come e perché: ho fatto, ho cambiato, mi interessa, non mi interessa.
Well,
Dopo un po’ di articoli di questo blog ho un po’ di feedback. Tante persone mi hanno scritto cosa ne pensano. Chiaramente tutti d’accordo non li si mette mai…
“ da come e cosa scrivi percepisco appieno che sia tu Marcello” dicono molti.
Bello. Vittoria direi. 2-0. Essere me stesso per me è facile. È difficile per me trattenermi, o addirittura non esserlo.
“ troppo lungo” dicono alcuni.
Pensate che mi contengo solo per questioni di tempo. Un mio sogno dichiarato è scrivere un libro, un giorno. Dopo questa piccola analisi di mercato so che probabilmente chi mi ha dato questo feedback non lo comprerebbe.
Ma mi ci vedete come influencer pettinato a ripetere la stessa frase 10 volte prima di registrarla? A controllare luci e audio? Ma mi volete vedere totalmente impazzito? Non è il mio, me spias. È un lavoro quello, chi ce l’ha il tempo? Detto in confidenza tra di noi, i social mi hanno rotto le balle. Ma non ditelo in giro dai, facciamo finta di niente. Come se fossimo davanti a un bicchiere di vino o a cena, una confidenza. Poi già alla voce password su YouTube, non me la ricordo mai e sclero.
“troppo dispersivo” dice qualcuno
Questo blog è seguito da diverse tipologie di persone, sessantenni, giovani, writers, artisti, fan, amici, clienti, appassionato di arte murale o altro. Ce n’è un po per tutti, direi.
Esattamente come sono io in natura. uno dei miei difetti, o delle mie caratteristiche. Sarò sbagliato ma sono me stesso e si percepisce. Comunque… sapeste nelle interrogazioni quando non avevo studiato nulla questa cosa quanto mi ha aiutato…. e magari per il libro funzionerebbe!
Diciamo per ora un pareggio, ma può succedere di tutto.
“Non vedo l’ora che esca il prossimo”
mi ha confidato qualcuno. Questa è la vittoria 6-0.
Boom. Qui non ci sono numeri. C’è un brivido sulle mie braccia. Avrei bisogno di abbracciarvi, in maniera sentita e sincera. Continuate a scrivermi, chiamatemi, venitemi a trovare. Sempre. Quando volete. Se non rispondo o se rispondo di fretta è perché sono in sbatty. Ma vi voglio bene. Insistete qualche giorno dopo!
Ne basterebbero un paio di questa impression, e già sarei felice e orgoglioso. Ma in realtà sono di più. È il massimo a cui potevo ambire quando ho deciso di intraprendere questo percorso. L’ennesimo. Campionato vinto. Non di certo la serie A in questo caso, sono partito dal basso….Ora il prossimo campionato lo vinco se queste persone aumentano.
Effettivamente ci sono state anche 3/4 persone che stimo e rispetto, adulte, che mi hanno detto che il mio stile di scrittura è inadeguato. Un paio si sono anche offerti di farmi da ghostwriter. Ci ho pensato, giuro. Ma tutto questo andrebbe contro al vero me stesso. Andrebbe contro all’aria che respirano tutti coloro che leggono questo blog e vedono/respirano me.
Praticamente dovrei uscire da me stesso, mettermi composto e diventare formale. Un verso scrittore insomma. Cioè io ho rotto le regole del mondo da cui vengo per andare a rispettare le regole di un altro mondo del,quale conosco poco? E allora chiudo l’iPad e torno a dipingere graffiti, o arte urbana? O street Art? A dipingere.
Un paio mi hanno anche detto che il mio linguaggio è troppo street. È troppo hip hop. O che ci sono delle parolacce.
Beh ragazzi, ognuno come vedete, dice la sua, ed è normale. È giusto. Quando si produce qualcosa e lo si condivide, ci mettiamo tutti nella posizione di essere giudicati. Io produco abbastanza, tra tutto, quindi ho abbastanza giudizi. Sarei uno stupido a pensare di non averli.
“Gli uomini non sono d’accordo neanche sulla bellezza del sedere di una donna” cit.
Ripeteva spesso il miglior professore che ho avuto in vita mia.
Però tra giudizi, impressions, critiche…. ci sono poi numeri e fatti.
I numeri dicono che centinaia di persone stanno leggendo il blog.
Vittoria.
I fatti dicono che tra queste persone ci sono Professori di medie e superiori e anche preti. Tra gli altri. 6-0
Sono stato invitato da questi, nello specifico, a parlare del mio blog con studenti, non mi è ancora chiaro se in DAD o in live, e mi hanno invitato nell’incontro tra più chiese per l’apertura della quaresima, come unico ospite, a parlare del mio blog.
6-0. Ancora.
Evidentemente non c’è solo strada, mancanza di stile nella scrittura e parolacce.
Ma sono abituato a giudizi e critiche, anzi, vi ringrazio! Ovviamente ringrazio di più chi trova nella mia arte e nei miei pensieri qualcosa di buono.
Non si può piacere a tutti. Ma magari noi non piacciamo ad alcune persone (non parlo di nessun caso citato sopra, ma di qualcosa di molto più generale), perchè queste persone non ci capiscono.
E arrogantemente, o superficialmente, invece pensano di capirci bene. In questo caso ci troviamo davanti a problema comunicativo molto difficile da sistemare. Il gioco non vale la candela, meglio lasciare perdere e andare avanti con la propria vita.
Ho sempre pensato che se in buona fede non si debba dare spiegazioni, ma sono aperto eh, se qualcuno la pensa differentemente e ha voglia di spiegarmi il perché, lo ascolto volentieri e potrei essere convinto a cambiare la mia idea.
O magari non gli piacciamo perché vorrebbero delle cose che siamo o che abbiamo. Ma non lo sono . E non le hanno. Il punto è che se ti concentri su qualcun altro mai sarai e mai avrai. Sicuramente una persona così risponderebbe: “ ma che ne sai, io faccio, io sono, io avrò”. La mia risposta sarebbe: potresti essere/fare/avere meglio, di più, più mi fretta, per ogni 5 minuti della tua vita che perdi dietro a cose futili.

Non sono il tipo di persona che tutti possono capire. E non ne ho neanche e le minime pretese. Più o meno ho smesso di avere pretese a riguardo tra la seconda è la terza elementare.
Non soffro giudizi negativi. Non soffro di giudizi positivi. Ascolto critiche, spesso. O a volte. Dipende da quanto tempo ho a disposizione per pensare in quel periodo, e a quanto è il mio interesse a riguardo.
Tanto nessuna critica o neanche nessuna illazione nei miei confronti può essere peggiore di quelle che mi faccio io stesso.
Sono io il primo ad essere ipercritico nei miei confronti, non sono quasi mai completamente felice. Motivo per cui cerco sempre i 6-0.
Anyway….
Come diceva Silvio, chi è Silvio?
Silvio è la persona più hip hop d’Italia. Nessuno è “bytches & money” come Silvio!!!!!
Dai ragazzi, non ve la prendete! Un po’ di sarcasmo, un po’ di grey humor e un po’ sdrammatizziamo. Por favor!
Il presidente più hip hop, e anche più vincente d’Italia disse: “non importa se parlano bene o male di me… l’importante è che se ne parli”.
Io nel mio piccolissimo, sono consapevole di non essere invisibile.
Sto dipingendo un muro di circa 37/40 metri, oggi mi sono preso una pausa. Ogni volta che mi giro verso la strada c’è qualcuno che fa foto o che si ferma con l’auto. E’ un bellissimo riconoscimento per me. Vivo questo con grande entusiasmo e anche con un pizzico di sorpresa, ancora. Sono cambiate tante cose rispetto al passato, in Italia, all’estero in molto posti era cosi già dieci anni fa.

La più significativa è sicuramente che le persone, bambini, anziani, adulti, chiunque, percepisce la differenza che c’è tra me e gli altri graffiti. È una cosa che sta succedendo un po’ ovunque e mi piace. Mi piace essere diverso. Mi piace essere inconfondibile, nel bene e nel male. Ma dove? A dipingere graffiti, o arte urbana? O street Art? A dipingere.
Ma chi lo sa che tra i passanti ci sia qualcuno, invisibile, che al posto di provare energia positiva prova odio, o magari passa a caso sulla tua pagina Instagram e prova odio. Oppure addirittura ti cerca, cerca i tuoi ashtag e i tuoi tag, e commenta foto dei tuoi clienti o di passanti incitando all’odio o offendendoti.
Hey tu che passi davanti ai miei muri, perché mi odi? Perché sprechi tempo a parlare di me se non ti piaccio? Sei costretto a vivere con me nel tuo cervello? Vivi a casa mia? O sul mio Instagram? Perché se non ti piaccio o non ti piacciono i miei lavori, rispettabilissimo tra l’altro, ti concentri su di me?
Io qualche risposta ce l’avrei. Ma la tengo per me. Per ora. O per sempre. Chissà.
Quindi alla fine: il blog… i muri… o quello che volete (delle cose che faccio)
Hate it or love it. That’s what I am. Che prosegui a leggere chi gli piace.
La cosa complessa e articolata per me è portare avanti tutto: muri/ tele / progetti futuri / progetti alternativi / studi personali e cercare miglioramenti. In facciata. Ma dietro c’è altro: magazzino, ordini, clienti, conti, strategie, scelte da prendere.
Potrei fare di meno, e farlo meglio.
Oppure posso fare così e cercare di farlo meglio lo stesso.
Io ci provo. poi qualche cagata tanto la faccio sempre….
Ma Io devo produrre. Se qualcosa la sbaglio, amen.
Effettivamente nel mio storico, molti dei miei muri migliori seguono dei muri imbarazzanti. Un autostimolo, diciamo.
Si perché in realtà anche solo per dipingere, per quanto mi riguarda, una vita non basta. Un film di cui non mi ricordo il titolo, ma è uno di quei film su super Madeself men di Wall Street inizia con una citazione di un giocatore di baseball degli Yankees degli anni ‘50: “è incredibile quante cose non conosco del gioco che ho praticato per tutta la vita”.
Sono anni che ci penso ed è proprio vero. Detto in maniera scolastica, più sai, più sei consapevole di non sapere. Di conseguenza: in molti casi meno sai e più sei convinto di sapere tutto.
Come vi raccontavo un paio di settimane fa, a me piace fare. Corro perché il tempo corre. (Tic tac). Anche se lascio dietro qualche errore, qualche punto. Ho talmente tanto dentro.

Ho talmente tanto dentro che riesco a farvi vivere la mia energia a volte, quando vedete i miei muri o quando leggete questo blog.
Questa energia, che arriva all’interlocutore, la percepisco quando sento i commenti (dal vivo), non sui social.
Ma ritorniamo all’inizio, del mio pensiero, dei miei perché è dei miei che cosa.
Quando ho iniziato a dipingere, facevo solo lettere. Scrivevo il mio nome per lo più.
Ho cambiato vari stili e tecniche. All’inizio ero più impostato, rientravo più nei canoni standard. In altre parole seguivo le regole.
Scritta, colori, stile, loops, contorni, 3d, ombra, riflessi tutti da un lato. Quando una parte di lettera saliva sopra ad un altra non aveva 3D. Come in tutti i classici wild style. Ma poi ho capito che non potevano essere forme reali, era un errore di concezione, almeno questa è la mia idea.
Fin da quando ero piccolo, ho sempre provato a fare cose “carine”. Non mi limitavo come altri a scrivere per scrivere e basta. A dire il vero, già dal ‘99, non mi importava fare uno stampatello leggibile in posti visibili in maniera tale che le persone leggessero facilmente il mio nome.
Mi importava che da 100 metri, senza capirci nulla, le persone riconoscessero il mio stile. Riconoscessero che ero io. Quella era la mia vittoria 22 anni fa.
Ricordo una sera, a cavallo del 2000, mi presentarono una ragazza, carina tra l’altro.
Mi disse: “ tu hai fatto un throw up su casa mia” io risposi imbarazzato che mi dispiaceva…. ma lei mi disse: “ a me no! È figo!!!”.
Non mi ricordo il perché, ma quella è stata una delle volte che non posso raccontare Del diary of a pimp. Non so cosa avevo in testa quella sera, ma non era quella ragazza carina. Di cui non ricordo nulla più.
Dopo, oltre alle scritte e le colorazioni, ho aggiunto piccoli sfondi, per le mie scritte. Poi qualche simbolo. Avrei voluto ampliare in quel periodo la simbologia. Ma ero troppo cazzone. Anzi no, da lì parti il mio “periodo metallico” e Street, dove consideravo anche una tag, o una stellina, o uno sfondo, soldi in spray buttati.

Ricordo che nascondevo gli spray dentro un cespuglio vicino casa dei miei genitori, la notte, quando stavo tornando a casa. Non potevo rientrare a casa con spray mezzi vuoti di notte.
Dopo, ho iniziato a programmare muri per me e per altre persone. A volte era talmente stancante pensare e organizzare per 5 o per 10, che 3 volte su 4 iniziavo a dipingere che ero già stanco, poco lucido. Di fatti non ero felice.
Poco a poco ho affinato tecniche, dalle più comuni, come righe dritte, sfumature nette da un colore all’altro, utilizzo di diversi tappi in diversi modi. Dalle scritte e dai fondi sono nati paesaggi poco a poco, dai paesaggi sono nati oggetti e poi soggetti.
Posso dire di essere uno dei pochi che con le bombolette ha fatto un po’ di tutto.
Eclettico.
Dalla strada al metallo, dal Will Style ad altri stili, più miei, più personali. Da lì poco a poco fino al figurativo. Da un pollaio da dove sono partito, ho dipinto l’appartamento più alto d’Italia, il più caro di milano, nel palazzo più bello del mondo del 2014, o 15. Un ambasciata, la prima al mondo due biennali. Sono in un video di Future e in uno di LHNA.
E tutto ciò l’ ho fatto con qualsiasi spray, di qualsiasi marca, ma anche di qualsiasi non marca, in tempi spesso ristretti.
Non prendetemi come “poco umile” o come arrogante se vi dico che in Italia scommetterei 100€ per gioco, con chiunque per un confronto tecnico con ogni tappo, su ogni spray. Per gioco eh, non mi servono 100€.
Ciò non significa che sono sicuro di vincere, mai. Ma me la gioco. Sempre!
D’altra parte tra:
-tecnica
-stile o meglio stili
-velocità
-diversità di materiali
-ecletticismo
Se c’è qualcuno che pensa veramente di battermi in tutto, il poco umile credo che tra i due sia lui.
Qualcuno pensa che io mi senta il migliore, o migliore. Ma di chi? Di cosa? In che cosa?
Ci sono artisti più bravi di me in tante cose, forse nessuno in Italia meglio di me in tutto, ma in ogni cosa specifica ci sono alcuni artisti più bravi, o con più talento. Ci sono anche manager/ organizzatori/ artisti manager…. con una migliore rete di pubbliche relazioni, con più conoscenze in paradiso, se mi passate il termine. Ma io faccio tutto da solo e faccio un po’ di tutto. Fino a che non troverò le persone giuste per lavorare sono contento di andare avanti così, anzi potrei andare avanti così, per sempre.
MA: 100€ per gioco, a pari spray, pari muro e e pari tempo, me la gioco. 4 spray, 20 Spray, 100 spray. 5 minuti, 2 ore , 2 giorni. Me la gioco! E porta un amico. Me ne vengono in mente due, insieme, che mi battono quasi sicuro. Con loro due sarebbe divertente. Comunque me la gioco.
Riflessione: lo facesse un rapper o un breaker questo discorso sarebbe considerato un gran figo. Invece io dipingo e quindi bisogna stare zitti. Ragazzi, questa a casa mia si chiama ipocrisia. E di brutto.
Significa anche accettare le regole così come ci vengono date senza neanche sapere il perché.
Ma poi: probabilmente sono molto più umile io, che continuo a crescere, a volte a sbagliare, che mi alzo alle 5/6 tutte le mattine e che non mi sento mai arrivato, rispetto a chi ha paura di sbagliare, fa sempre la stessa cosa o per timore di essere giudicato e vive con il freno a mano tirato. Ma ha anche paura di perdere consensi!
Per cambiare e per evolversi, oltre alle capacità ci vogliono anche le palle. Solo uno stupido non lo capisce.
Il punto raga (scusate parlo con la nicchia dei writers) è che io non vi considero competitors. Cioè se volete fare una sfida scrivetemi e facciamola che ci divertiamo, una giornata o una settimana, poi chi vince vince, stretta di mano e via. Ma poi è finita lì! Io considero miei competitors le agenzie, le carte da parati, Interior designers, muralisti usciti da Brera. Non chi fa le scritte o i muri la domenica pomeriggio.
Poco umile? È una chiave di lettura. Sicuramente.
Ma ci sono altre variabili, come sempre, per le persone intelligenti:
- ambizioso
- Cinico
- Concreto
- Perennemente in crescita
Il bello o il brutto, è che non mi sento minimamente arrivato, non mi sento ancora bravo. Non mi sento il miglior me stesso possibile. Ho ancora molta strada da fare.
Il confronto, la guerra, è con me stesso. Con nessun altro.
La vita non è una corsa da 100 metri. Non partiamo dallo stesso punto è non andiamo dalla stessa parte. Concentrarsi sugli altri secondo me è illogico.
Ciò non significa che non sia consapevole, nel bene e nel male, dei miei pregi e dei difetti. Delle mie vittorie, ma anche delle mie sconfitte.
“ io non pevdo mai. O vinco, o impavo” cit. dell’avvocato Ganni (Agnelli NDR). Mi piacerebbe poter dire la stessa cosa, ma non è così. Un po’ di partite le ho perse. Non so se ne ho più perse o più vinte.
Quando un giornalista sottolineò in momenti diversi a Maldini e ad Albertini quante partite avessero vinto e quante finali, entrambi risposero: “ ho perso più finali di quelle che ho vinto, quindi vincente o perdente è un punto di vista”. Si però le finali devi anche giocarle. Un tifoso di una squadra di serie B o C può tranquillamente ridicolizzare chi ha perso una finale di coppa, ma da fan, non da professionista. Perché lui le finali non le ha giocate mai.
Comunque oltre ad invidiare questa grandezza dell’avvocato, gli invidio anche le Ferrari personalizzate, un Rolex in particolare che metteva rigorosamente sopra alla camicia, e almeno un paio di quadri. La Giubentus però non la invidio.
Ma cosa sono le sconfitte nella vita? O nel mio caso nel dipingere? A volte si perde perché siamo stupidi, o facciamo errori, o perché non siamo capaci. Ma a volte si perde perché osiamo.
Ho sempre ammirato quelli che dipingono sempre la stessa cosa, le stesse lettere, o lo stesso soggetto. Non ce la farei mai. Che palle! Che monotonia! Forse quella sicurezza è insicurezza. Ė un po’ come fare un lavoro statale con il posto fisso. Alla Checco Zalone.
Sapete quanta gente ho visto fare murate pazzesche sotto casa? In ciabatte. Qualcuno, ndr. Sapete quanti di questi qualcuno sono capaci di andare a fare un pannello o andare a dipingere, che ne so, a copenhagen, o a 2000metri d’altezza, o al mare al vento, o a Los Angeles, o dipingere con 4 spray maschi e tappi femmina appena scesi da un volo intercontinentale? Rispondete voi.
È facile andare 3-4-5 volte sullo stesso muro per fare 10 metri,di lunghezza, o magari 5 o 6. Meno facile è avere tempi e materiali stretti, altri 100 impegni, e “osare” in una parete da chiudere in giornata, magari di 12×6, per dire.
> “ ho passato tutta la mia carriera a cercare di farmi amare da chi mi odiava, ma trovavano sempre un motivo per odiarmi” Allen Iverson. Frase citata anche nella più bella intervista a Thierry Henry.
Haters gonna hate…..
Sarà strano che ogni rapper di successo dagli anni ‘80 ad oggi ha dedicato canzoni ai suoi Haters. Forse in the game c’è qualche problema. Ai fatti non piace quando gli altri animali vanno a vivere in superficie, o quando addirittura iniziano a volare. E fanno di tutto per non fartelo fare.
Chi vuole intendere intenda. Chi non capisce mi chieda.
Vorrei soffermarmi qualche riga sul mondo dei graffiti, a questo proposito:
Come gli allenatori della nazionale, come i tuttologi che cambiano laurea e scienza ad ogni grande titolo di giornale, anche i graffiti non sono troppo diversi dal resto della società. Italiana in questo caso.
L’unico problema dell’arte urbana, graffiti, street art, quello che volete…. è che le persone attive non spiegano i loro processi: si parte da un qualcosa per arrivare a qualcos’altro. Concetto che verrà poi spiegato nelle gallerie. O i loro perché: perché un artista ha cambiato? Perché ha fatto un passo falso? Mi piaceva di più prima.
Un arista ha cambiato:
Come disse il grande Aldo di Aldo Giovanni e Giacomo: “ solo gli imbecilli non cambiano mai idea”. Verissimo. Ma di imbecilli purtroppo ce ne sono tanti. Vuoi perché non hanno un QI che li aiuta, vuoi perché non hanno studiato, vuoi perché sono limitati. Fatto sta che gli imbecilli stanno dappertutto. In mezzo a noi. Sul tram, al ristorante, in TV, anche a Natale in famiglia. Quasi ogni famiglia ha almeno un imbecille.
Perché ha fatto un passo falso:
Ricordo tra gli altri, un discorso di Denzell Washington, un altro di Will Smith e un altro ancora di Tom Hanks. E ora che ci penso anche un super discorso di Steve Jobs: “ la chiave del successo è non avere paura di sbagliare”. “Sbagliare è la chiave per superarsi”. “Chi ha paura di sbagliare non vincerà mai nella vita”. “ sbagliate! Sbagliate grande!
Mi piaceva più prima: va tutto bene. Sempre che l’interlocutore sia consapevole che il suo giudizio è da fan. E tale rimane.
Una citazione di livello fatemela fare:
“Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va” Panta rhei, Eraclito 540 AC.
Qualsiasi artista di musica, teatro, chiunque, che ragioni da addetto ai lavori, quindi razionalmente e non emotivamente, direbbe la stessa cosa che ho scritto qui sopra. Ci sono percorsi! Cavoli è così semplice! Il primo album di un cantante non potrà mai essere come 10 album dopo! Ma vi rendete conto che questo ragionamento è una stronzata? Cioè se parliamo di underground (come hobby, o con il conto in banca a posto, per meriti propri o per meriti di famiglia che sia), fai 10 album uguali, bellissimi, bravissimo. Comunque è il posto fisso di Checco.
Ma uno che con la sua arte ci campa, non può fare 10 album uguali. E spero non ci sia nessuno così stupido da aver letto fino a qui e non capire che è una metafora.
Proprio ieri , parlavo con un musicista, che mi è venuto a trovare davanti a un muro,che sto dipingendo.
Sicuramente è una chiave di lettura anche questa è parzialmente è vera. E lo lo ho detto. Ma: “ io mi autoproduco, porto avanti solo il mio nome, solo il mio percorso artistico, ho lo,studio in casa e il magazzino e laboratorio in box. Faccio dal magazziniere al contabile, dal PR all’imprenditore di me stesso. Ma cosa c’è di più underground di così?”
Effettivamente mi ha dato ragione.